COACHING

REPUTAZIONE ONLINE E LAVORO

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REPUTAZIONE ONLINE E LAVORO

Maria Grazia Dellacasa – coach per il lavoro

FEB 2023

Sono stata intervistata da Katia Piana, coach della Talent Coaching GB Academy e speaker di Radio Talent Coach, la radio che “accende i talenti”, come dice Katia con il sorriso contagioso e un garbo unico nel pormi le domande.

Abbiamo chiacchierato di lavoro e presenza online, di quanto questi due mondi apparentemente lontani, siano invece molto vicini e si intreccino, sia per chi sta cercando lavoro, che per chi sta iniziando una nuova professione. 

Il bello delle interviste è che ti portano anche in luoghi non previsti dall’itinerario. Si parte da una domanda “chiusa” per passare insieme ad un brainstorming ricco e fantasioso e ci si ritrova sorprendentemente da un’altra parte.

Al termine dell’intervista ci siamo salutate come due buone amiche che si sono confrontate con piacere pronte per un altro viaggio…Grazie Katia, alla prossima!

 

COME E QUANTO LA REPUTAZIONE ONLINE PUÒ INFLUIRE ALL’INTERNO DEL PROCESSO DI RICERCA DEL LAVORO E DELLO SVILUPPO DI UN PROFESSIONISTA
 
Katia Piana

Eccoci buongiorno e bene arrivati, scusate di questo piccolo ritardo, ci sono stati alcuni problemi tecnici: il bello della diretta. Questa è la Talent Radio TV, la radio che accende il nostro potenziale. Oggi per la rubrica dell’esperto c’è una sorpresa perché intervistiamo proprio colei che intervista di solito i nostri esperti e cioè Maria Grazia Dellacasa, career coach.

 

Maria Grazia Dellacasa

Ciao Katia, buongiorno a tutti e grazie a tutti quelli che sono collegati. Felice di essere dall’altra parte della barricata questa volta.

 

Katia Piana

Oggi con Maria Grazia vogliamo portare un tema importante che è la reputazione online e il lavoro.

 

Maria Grazia Dellacasa

Si Katia è un tema importante. Ci tengo a precisare che io sono una career coach e mi occupo di aiutare le persone a cercare lavoro, cambiare lavoro, stare meglio al lavoro. Non sono un’esperta di “web reputation”, tuttavia ci devo fare i conti ogni giorno perché alle volte incontro nel mio studio persone che sono state scartate da una selezione perché non hanno fatto attenzione a come si presentavano sul web, a come apparivano. Oggi tutti dovrebbero conoscere quanto meno alcune linee guida su come stare nel mondo digitale e in caso di problemi specifici farsi seguire eventualmente da esperti, ad esempio gli avvocati se si parla di privacy oppure i consulenti esperti di SEO e di reputazione online vera e propria. Io me ne occupo dal mio punto di vista ed è mio compito cercare di passare la mia esperienza alle persone che mi chiedono aiuto.

 

Katia Piana

Grazie per questa precisazione. Io ne approfitto perché vedo che iniziano a collegarsi i nostri radio tv ascoltatori per ricordare che durante la diretta potrete fare le vostre domande o scrivere i vostri commenti per parlarne insieme. Maria Grazia, mi viene un po’ d’istinto di chiederti come e quanto la reputazione online può influire all’interno del processo di ricerca del lavoro e dello sviluppo di un professionista? Aggiungo, c’è un settore più di un altro in cui è importante curarla? E con riferimento specifico ai coach?

 

Maria Grazia Dellacasa

Ti ringrazio per questa domanda, la reputazione online, cioè come appariamo nel web, è importante per ognuno di noi, qualsiasi mestiere facciamo e in egual misura, sia che siamo dei dipendenti, sia che siamo dei liberi professionisti, professionisti di ogni genere e natura insomma.

Ti faccio un esempio: se mi chiedessero di consigliare un coach della Talent Coach Academy di Gabriele Baroni sono sicura che andrebbero subito a vedere online cosa trova di quella persona.

Provate a scrivere il vostro nome su Google, si dice “googlare”, e vi accorgerete che troverete cose di cui non eravate a conoscenza perché magari siete stati citati da altri.

Questa sarebbe una verifica da fare sempre, perché in realtà non sappiamo come potremmo apparire agli occhi degli altri. Qualcuno potrebbe anche dire: “allora io non mi metto online da nessuna parte così sto tranquillo”. In realtà questo potrebbe insospettire i nostri interlocutori. Ad esempio, se un recruiter non trovasse proprio niente online si potrebbe cercare di scoprire come mai e, quindi, anche questa non è una soluzione.

Io poi dico sempre cerchiamo di stare sui social che ci piacciono di più, quelli che sentiamo più vicini, un po’ per età, o per altre nostre propensioni. Non dobbiamo essere ovunque, ma dobbiamo cercare di trovare un canale che ci piaccia e che ci faccia comunicare bene quello che facciamo nella professione o per il lavoro che sogniamo di fare.

Una parola importante per me quando si parla di social e lavoro è “coerenza”, intesa come allineamento tra quello che siamo online e di persona, nella vita di tutti i giorni, al lavoro e fuori dal lavoro.

 

Katia Piana

Oggi in verità è proprio l’era dell’immagine, noi siamo sempre in qualche modo, chi più chi meno, sui social. Puoi dirci come essere coerenti in relazione alla presenza online?

 

Maria Grazia Dellacasa

Io con coerenza intendo essere noi stessi anche quando siamo on line.

Un professionista che deve promuoversi, un coach ad esempio, dovrebbe apparire online nello stesso modo in cui si presenta al suo cliente incontrandolo in studio. Ci sono professionisti che non amano scrivere e lo fanno fare da altri. Quando conoscono in presenza il cliente potrebbero risultare diversi da come li hanno seguiti sui social, e ciò potrebbe non essere un bene. In generale ci dovrebbe essere identità tra il professionista online e lo stesso professionista di persona. Quando io parlo di coerenza intendo: io sono così fuori, sono così quando vado a far la spesa, quando sono in studio sono la stessa persona che si può trovare on line. Con le fotografie dei cv capita spesso una mancanza di coerenza. Accolgo in studio persone che non riconosco perché la fotografia del cv li rappresenta molto più giovani o con uno stile che non è il loro abituale. Va bene cercare una fotografia in cui ci troviamo gradevoli, quell’immagine deve però corrispondere quanto meno alla realtà, altrimenti il selezionatore si troverà in imbarazzo.

Katia Piana

Quindi un inno all’autenticità e anche all’odiernità mi viene da dire.

Maria Grazia Dellacasa

Sì, sì, una coerenza, appunto, con la persona. Se una persona, ad esempio, ha uno stile più casual è inutile che sul social si metta abbigliata in modo diverso perché prima o poi questa incongruenza verrà fuori. Se io sono alla ricerca del lavoro e non porto mai la cravatta è bene che io non appaia in fotografia in cravatta perché poi al colloquio di lavoro questo emergerà, e non sarà a mio favore.

Katia Piana

Mi viene una domanda spontanea da questa nostra chiacchierata: con la nostra immagine comunichiamo già chi siamo. Quindi bisognerebbe conoscersi bene per sapere anche come porsi.

Maria Grazia Dellacasa

Eh sì, qui parliamo di consapevolezza. Oggi esistono consulenti esperti che si occupano di comunicazione per i professionisti e non solo per loro. L’improvvisazione in queste cose paga poco, non dico di pensare a grandi costruzioni; tuttavia, fare qualche riflessione sulla nostra comunicazione online o sapere a chi si vuole parlare è importante. Probabilmente il professionista, o il dipendente che vuole cambiare lavoro, non vuole parlare a tutto il mondo ma, piuttosto, desidera parlare a una nicchia di persone e allora dovrebbe fare uno studio e cercare di intercettarli. Quindi coerenza, consapevolezza, autenticità, sono tutte parole che poi per noi coach sono importanti.

Katia Piana

E dimmi se ormai uno che ha ascoltato questa intervista ha già la sua immagine online e vuole migliorarla, può farlo? E come?

Maria Grazia Dellacasa

Certo che può. Una cosa che consiglio sempre sulla strada dell’autenticità è di raccontare quando si fanno dei cambiamenti, soprattutto se sono cambiamenti forti che riguardano proprio il lavoro, ad esempio raccontate come è andata. Mi è capitato di incontrare professionisti che hanno cambiato la loro attività in modo radicale. Ad esempio, un agente di viaggi a un certo punto della sua carriera si è dedicata al marketing. Ecco, se tu cambi la tua immagine online senza spiegare il percorso che ti ha portato a quel cambiamento, tu sai che io poi sono molto favorevole ai cambiamenti nell’arco della vita delle persone e del lavoro, potresti ingenerare confusione in chi ti seguiva ante cambiamento creando una perdita di credibilità. L’altro giorno una persona mi raccontava che aveva lavorato in aziende private e che oggi si ritrovava vincitrice di un concorso pubblico. Mi diceva anche che non era così convinta, ma che voleva provare. Mi ha chiesto se un domani il passaggio da privato a pubblico avrebbe potuto incidere su una nuova assunzione nel privato. Le ho riposto che quello non sarebbe stato un problema di per sé. Non è un reato cambiare tipologia di datore di lavoro e quello che ci si può leggere dietro non ha troppa importanza. Ma questo cambio in un curriculum andrebbe spiegato, raccontato. Come nel curriculum, così anche nei social, su LinkedIn, lei dovrebbe spiegare questo passaggio. Ad esempio, per lei partecipare a questo concorso è stata una bella sfida e questo agli occhi di un recruiter significa che è una persona che ama mettersi in gioco, che è proattiva. I cambiamenti lavorativi sono sempre importanti e andrebbero raccontati.

Katia Piana

Ci stai un po’ svelando che quando siamo alla ricerca di un lavoro è già stata fatta una ricerca sulla nostra immagine online.

 

Maria Grazia Dellacasa

 Vero e spesso addirittura durante il colloquio chiedono conto di alcuni post che abbiamo condiviso, opinioni che abbiamo supportato. Quindi ricordiamoci che se fortemente vogliamo sostenere un’opinione sui social dobbiamo essere pronti a sostenerla in ugual misura in un colloquio aziendale. Con questo non dico che non bisogna esprimere opinioni, esprimiamole pure, ma dobbiamo andare fino in fondo. E se nel corso del tempo le dovessimo cambiare raccontiamo questo cambiamento.

 

Katia Piana

 Dopo queste tue parole non posso non fare un rimando comunque un po’ alla scuola Talent Coach Academy, tu sei figlia di questa scuola e questa terminologia “andare fino in fondo” e l’essere autentico in qualche modo mi risuonano. È una mia impressione, c’è molto del percorso formativo della scuola di Gabriele Baroni?

 

Maria Grazia Dellacasa

Sì, sicuramente sì, io ho iniziato tardi a entrare nel mondo dei social perché come generazione mi appartiene meno, in realtà ci ho preso gusto e mi appassionano, sono seguita anche da consulenti che ne sanno più di me e mi supportano. È vero che l’occhio della scuola di coaching a orientamento gestaltico sicuramente ha messo in noi tutta questa attenzione su come siamo, con le nostre imperfezioni, argomento tanto caro a Gabriele. E anche l’imperfezione, secondo me può essere perseguita sui social a patto che abbia un filo conduttore, quello che poi io chiamo coerenza.

Ognuno troverà la sua.

Katia Piana

Noi sappiamo che un coach non dà consigli, però se potessimo avere qualche indicazione in merito ad esempio a profilo privato su Facebook e su quello professionale cosa ci diresti? Entrambi i profili vengono visionati dai recruiter?

Maria Grazia Dellacasa

Li guardano entrambi. Tuttavia, se facciamo attenzione alle impostazioni di privacy e se siamo abbastanza bravi a utilizzarle, il profilo personale può essere molto più chiuso rispetto a quello della professione e quindi possiamo essere meno visibili. È per questo che dico non improvvisiamo perché alle volte basta mettere un flag di più o di meno e rischiamo di fare dei pasticci. Un’altra cosa da sfatare importante parlando di lavoro è sull’utilizzo del profilo LinkedIn. In genere tutte le persone, i coach, ma soprattutto gli operatori olistici, pensano che LinkedIn non sia adatto a loro. Non è così, LinkedIn è praticamente un mini-sito per il professionista e andrebbe curato. Inoltre, va bene per ogni professione, ma anche ad ogni livello per il lavoro dipendente. Cioè non ci si mettono solo i manager su LinkedIn. In realtà qualsiasi tipo di lavoro può essere messo lì e la cosa importante è metterci subito bene a inizio carriera. Succede, infatti, che quando le persone vogliono cambiare lavoro, ma hanno ancora il loro lavoro, temono che un aggiornamento di LinkedIn possa far pensare al datore di lavoro che se ne vogliono andare e crea imbarazzo. Occorre mettersi su LinkedIn alla prima assunzione, con tutte le competenze. Poi ci saranno evoluzioni e allora nessuno farà più caso all’aggiornamento del profilo. Questo mi capita spessissimo, raccomando a tutti, ma soprattutto ai giovani, se ci stanno seguendo, di mettersi su LinkedIn immediatamente, perché farlo poi dopo tanti anni non è vietato, ma crea qualche problema in più.

 

Katia Piana

 

Oggi abbiamo avuto tantissime interferenze prima di poter iniziare questa diretta, la scuola di coaching aiuta a trarre opportunità dagli imprevisti, a stare con quello che c’è. Ecco Maria Grazia sì si potrebbe dare una lettura a questo?

 

Maria Grazia Dellacasa

 

Certamente sì, se accade un imprevisto che riguarda la nostra presenza online non disperiamo, tutto si aggiusta o addirittura può diventare una cosa positiva. Se qualcuno, ad esempio, ci fa qualche osservazione che non ci va, accettiamo la critica, se poi succedono cose gravi allora bisogna rivolgersi a un legale.

 

Katia Piana

I social evolvono, cosa dobbiamo fare se è passato del tempo rispetto a quando ci siamo inseriti in un canale?

Maria Grazia Dellacasa

C’è molta evoluzione, occorre aggiornarsi spesso, lo stesso LinkedIn non è mai uguale e anch’io trovo che c’è qualcosa di nuovo da imparare e occorre aggiustare il tiro. Un altro suggerimento è guardare gli altri colleghi, non per copiare, ma per osservare cosa fanno perché ci possono essere delle ispirazioni. Si possono imparare cose, ad esempio. Un consiglio che io darei a tutti quelli della scuola e andate a cercare i vostri compagni sui social, quali usano e come li usano.

Katia Piana

Ti vorrei chiedere perché hai menzionato LinkedIn, ci sono dei social che più corrispondono a figure professionali o no? Alcune categorie sono rappresentate meglio su alcuni social o no?

Maria Grazia Dellacasa

 Ti direi di no. Un professionista dovrebbe stare dove si sente meglio, un po’ come quando si indossa un abito. Se l’abito mi sta stretto, non è che posso mettermi a dieta. Forse è meglio cercare una cosa un pochino più grande e quindi io farei così. Ad esempio, io tic toc non lo utilizzo come social anche se sono iscritta, per una questione generazionale, non mi ci trovo. È tutto così rapido, non è nelle mie corde. Gli strumenti da utilizzare per cercare lavoro devono essere facili da usare, questo non vuol dire non imparare mai nulla di nuovo, ma al tempo stesso ci sono persone che sono tagliate più per un social piuttosto che per un altro ed è giusto usino quello. Cerchiamo di farcene un’idea vaga di tutti e poi utilizziamo quello che ci piace di più, a patto ovviamente che quel canale intercetti ovviamente la clientela che noi stiamo cercando.

Un esperto di webmarketing direbbe che questo ha la sua valenza, nel senso se io sto su un social dove  per una serie di questioni i miei potenziali clienti non ci vanno allora è inutile per me starci. Si possono usare i social anche per leggere argomenti ai quali non ci avvicineremmo in altro modo. Se si ama la trasversalità, le novità, possono offrire cose interessanti da scoprire, da leggere.

Katia Piana

Hai menzionato la lettura, ci sono dei libri che suggerisci?

Maria Grazia Dellacasa

 Sì sì, libri ce ne sono ovviamente una marea. Ne cito tre: Fai di te stesso un brand di Riccardo Scandellari, un libro famosissimo, l’autore non scende in dettagli tecnici, ma pone l’accento su come vogliamo apparire e come rimanere sui social se siamo dei professionisti. Poi abbiamo Gestire la reputazione online è un altro bel libro di Stradtman. E infine la reputazione ai tempi della infosfera di Daniele Chieffi. Ripeto ce ne sono veramente tantissimi e bisogna scegliere se siamo più interessati ad aspetti tecnici o filosofici o di marketing. Oggi stiamo parlando di reputazione online e di lavoro che sembrano due mondi così distanti, due parole apparentemente lontane e invece sono parenti stretti.

 

Katia Piana

Siamo quasi a conclusione del nostro tempo, grazie per questi riflettori che hai messo su questa tematica legata al lavoro che a volte non è così pensata e tenuta nella giusta considerazione. Ricordo a chi ci ascolta l’appuntamento del mese prossimo perché  tu intervisterai il prossimo esperto su un altro tema importante. Ci fai un accenno?

 

Maria Grazia Dellacasa

 Esatto parleremo di consenso informato con l’avvocato Alessandro Nicolini. Un tema delicato e importante per molte professioni, ma soprattutto per i coach. Devo dire argomento un pochino più difficile rispetto a quello di oggi, ma da conoscere assolutamente.

Katia Piana

Eh, però molto utile da conoscere.

 

Maria Grazia Dellacasa

 La rubrica dell’esperto ha proprio lo scopo di accendere dei campanelli di allarme nella mente su alcuni argomenti che non si possono non conoscere per poi chiedere a chi se ne occupa professionalmente in caso di necessità.

 

Katia Piana

Io ti ringrazio tantissimo Maria Grazia Dellacasa, ringrazio tutti i radio e tv ascoltatori che si sono connessi, che ci hanno seguiti e commentato. Abbiamo mandato in sovraimpressione il nostro sito e di YouTube dove potete iscrivervi. Ricordiamo per chi desidera conoscere la nostra scuola di coaching ci trovate su Facebook, su Instagram e  su YouTube.

Seguiteci perché tante sono le iniziative dei prossimi mesi.

 

Sono stata intervistata da Katia Piana, coach della Talent Coaching GB Academy  e speaker di Radio Talent Coach, la radio che “accende i talenti”, come dice Katia con il sorriso contagioso e un garbo unico nel pormi le domande.  

Abbiamo chiacchierato insieme di lavoro e di presenza online, di quanto questi due mondi apparentemente lontani, siano invece molto vicini e si intreccino, sia per chi sta cercando lavoro, sia per chi sta iniziando una nuova professione. Il bello delle interviste è che ti portano anche in luoghi non previsti dall’itinerario. Si parte da una domanda “chiusa” per passare insieme ad un brainstorming ricco e fantasioso e ci si ritrova sorprendentemente da un’altra parte.

Al termine dell’ intervista ci siamo salutate come due buone amiche che si sono confrontate con piacere pronte per un altro viaggio…Grazie Katia, alla prossima!

Ecco a voi l’intervista… 🙂

Katia 

Questa è la Talent Radio TV, la radio che accende il nostro potenziale. Oggi per la rubrica dell’esperto c’è una sorpresa perché intervistiamo proprio colei che intervista di solito i nostri esperti e cioè Maria Grazia Dellacasa, career coach.

 

Maria Grazia 

Ciao Katia, buongiorno a tutti e grazie a tutti quelli che sono collegati. Felice di essere dall’altra parte della barricata questa volta.

 

Katia 

Oggi con Maria Grazia vogliamo portare un tema importante che è la reputazione online e il lavoro.

 

Maria Grazia 

Si Katia, è un tema importante. Ci tengo a precisare che io sono una career coach e mi occupo di aiutare le persone a cercare lavoro, cambiare lavoro, stare meglio al lavoro. Non sono un’esperta di “web reputation”, tuttavia ci devo fare i conti ogni giorno perché alle volte incontro nel mio studio persone che sono state scartate da una selezione perché non hanno fatto attenzione a come si presentavano sul web, a come apparivano. Oggi tutti dovrebbero conoscere quanto meno alcune linee guida su come stare nel mondo digitale e in caso di problemi specifici farsi seguire eventualmente da esperti, ad esempio gli avvocati se si parla di privacy oppure i consulenti esperti di SEO e di reputazione online vera e propria. Io me ne occupo dal mio punto di vista ed è mio compito cercare di passare la mia esperienza alle persone che mi chiedono aiuto.

 

Katia 

Grazie per questa precisazione. Io ne approfitto perché vedo che iniziano a collegarsi i nostri radio tv ascoltatori per ricordare che durante la diretta potrete fare le vostre domande o scrivere i vostri commenti per parlarne insieme. Maria Grazia, mi viene un po’ d’istinto di chiederti come e quanto la reputazione online può influire all’interno del processo di ricerca del lavoro e dello sviluppo di un professionista? Aggiungo, c’è un settore più di un altro in cui è importante curarla? E con riferimento specifico ai coach?

Maria Grazia 

Ti ringrazio per questa domanda, la reputazione online, cioè come appariamo nel web, è importante per ognuno di noi, qualsiasi mestiere facciamo e in egual misura, sia che siamo dei dipendenti, sia che siamo dei liberi professionisti, professionisti di ogni genere e natura insomma. Ti faccio un esempio: se io dovessi consigliare un coach della nostra scuola della Talent Coach Academy di Gabriele Baroni io sono sicura che la persona a cui lo consiglio andrebbe subito a vedere online cosa trova di quella persona. E la cosa è che non solo può trovare il sito o le cose che lui pensa di conoscere. In realtà basta scrivere il nostro nome su Google, si dice “googlare”, e vi accorgerete che si possono trovare anche cose di cui noi non eravamo a conoscenza perché magari siamo stati citati da altri. Questa sarebbe una verifica da fare sempre, perché in realtà noi non sappiamo come potremmo apparire agli occhi degli altri. Una persona allora potrebbe anche dire: “allora io non mi metto online da nessuna parte così sto tranquillo”. In realtà questo potrebbe insospettire i nostri interlocutori. Ad esempio, se un recruiter non trovasse proprio niente online si potrebbe insospettire e cercare di scoprire come mai e, quindi, anche questa non è una soluzione.

Io poi dico sempre cerchiamo di stare sui social che ci piacciono di più, quelli che sentiamo più vicini, un po’ per età, o per altre nostre propensioni. Non dobbiamo essere ovunque, ma dobbiamo cercare di trovare un canale che ci piaccia e che ci faccia comunicare bene quello che facciamo nella professione o per il lavoro che sogniamo di fare.

Una parola importante per me quando si parla di social e lavoro è “coerenza”, intesa come allineamento tra quello che siamo online e di persona, nella vita di tutti i giorni, al lavoro e fuori dal lavoro.

 

Katia 

Oggi in verità è proprio l’era dell’immagine, noi siamo sempre in qualche modo, chi più chi meno, sui social. Puoi dirci come essere coerenti in relazione alla presenza online?

 

Maria Grazia 

Io con coerenza intendo essere noi stessi anche quando siamo on line.

Un professionista che deve promuoversi, un coach ad esempio, dovrebbe apparire online nello stesso modo in cui si presenta al suo cliente incontrandolo in studio. Ci sono professionisti che non amano scrivere e lo fanno fare da altri. Quando conoscono in presenza il cliente potrebbero risultare diversi da come li hanno seguiti sui social, e ciò potrebbe non essere un bene. In generale ci dovrebbe essere identità tra il professionista online e lo stesso professionista di persona. Quando io parlo di coerenza intendo: io sono così fuori, sono così quando vado a far la spesa, quando sono in studio sono la stessa persona che si può trovare on line. Con le fotografie dei cv capita spesso una mancanza di coerenza. Accolgo in studio persone che non riconosco perché la fotografia del cv li rappresenta molto più giovani o con uno stile che non è il loro abituale. Va bene cercare una fotografia in cui ci troviamo gradevoli, quell’immagine deve però corrispondere quanto meno alla realtà, altrimenti il selezionatore si troverà in imbarazzo.

 

Katia 

Quindi un inno all’autenticità e anche all’odiernità mi viene da dire.

Maria Grazia 

Sì, sì, una coerenza, appunto, con la persona. Se una persona, ad esempio, ha uno stile più casual è inutile che sul social si metta abbigliata in modo diverso perché prima o poi questa incongruenza verrà fuori. Se io sono alla ricerca del lavoro e non porto mai la cravatta è bene che io non appaia in fotografia in cravatta perché poi al colloquio di lavoro questo emergerà, e non sarà a mio favore.

 

Katia 

Mi viene una domanda spontanea da questa nostra chiacchierata: con la nostra immagine comunichiamo già chi siamo. Quindi bisognerebbe conoscersi bene per sapere anche come porsi.

 

Maria Grazia 

Eh sì, qui parliamo di consapevolezza. Oggi esistono consulenti esperti che si occupano di comunicazione per i professionisti e non solo per loro. L’improvvisazione in queste cose paga poco, non dico di pensare a grandi costruzioni; tuttavia, fare qualche riflessione sulla nostra comunicazione online o sapere a chi si vuole parlare è importante. Probabilmente il professionista, o il dipendente che vuole cambiare lavoro, non vuole parlare a tutto il mondo ma, piuttosto, desidera parlare a una nicchia di persone e allora dovrebbe fare uno studio e cercare di intercettarli. Quindi coerenza, consapevolezza, autenticità, sono tutte parole che poi per noi coach sono importanti.

 

Katia 

E dimmi se ormai uno che ha ascoltato questa intervista ha già la sua immagine online e vuole migliorarla, può farlo? E come?

 

Maria Grazia 

Certo che può. Una cosa che consiglio sempre sulla strada dell’autenticità è di raccontare quando si fanno dei cambiamenti, soprattutto se sono cambiamenti forti che riguardano proprio il lavoro, ad esempio raccontate come è andata. Mi è capitato di incontrare professionisti che hanno cambiato la loro attività in modo radicale. Ad esempio, un agente di viaggi a un certo punto della sua carriera si è dedicata al marketing. Ecco, se tu cambi la tua immagine online senza spiegare il percorso che ti ha portato a quel cambiamento, tu sai che io poi sono molto favorevole ai cambiamenti nell’arco della vita delle persone e del lavoro, potresti ingenerare confusione in chi ti seguiva ante cambiamento creando una perdita di credibilità. L’altro giorno una persona mi raccontava che aveva lavorato in aziende private e che oggi si ritrovava vincitrice di un concorso pubblico. Mi diceva anche che non era così convinta, ma che voleva provare. Mi ha chiesto se un domani il passaggio da privato a pubblico avrebbe potuto incidere su una nuova assunzione nel privato. Le ho riposto che quello non sarebbe stato un problema di per sé. Non è un reato cambiare tipologia di datore di lavoro e quello che ci si può leggere dietro non ha troppa importanza. Ma questo cambio in un curriculum andrebbe spiegato, raccontato. Come nel curriculum, così anche nei social, su LinkedIn, lei dovrebbe spiegare questo passaggio. Ad esempio, per lei partecipare a questo concorso è stata una bella sfida e questo agli occhi di un recruiter significa che è una persona che ama mettersi in gioco, che è proattiva. I cambiamenti lavorativi sono sempre importanti e andrebbero raccontati.

 

Katia 

Ci stai un po’ svelando che quando siamo alla ricerca di un lavoro è già stata fatta una ricerca sulla nostra immagine online.

 

Maria Grazia 

Vero e spesso addirittura durante il colloquio chiedono conto di alcuni post che abbiamo condiviso, opinioni che abbiamo supportato. Quindi ricordiamoci che se fortemente vogliamo sostenere un’opinione sui social dobbiamo essere pronti a sostenerla in ugual misura in un colloquio aziendale. Con questo non dico che non bisogna esprimere opinioni, esprimiamole pure, ma dobbiamo andare fino in fondo. E se nel corso del tempo le dovessimo cambiare raccontiamo questo cambiamento.

 

Katia 

Dopo queste tue parole non posso non fare un rimando comunque un po’ alla scuola Talent Coach Academy, tu sei figlia di questa scuola e questa terminologia “andare fino in fondo” e l’essere autentico in qualche modo mi risuonano. È una mia impressione, c’è molto del percorso formativo della scuola di Gabriele Baroni?

 

Maria Grazia 

Sì, sicuramente sì, io ho iniziato tardi a entrare nel mondo dei social perché come generazione mi appartiene meno, in realtà ci ho preso gusto e mi appassionano, sono seguita anche da consulenti che ne sanno più di me e mi supportano. È vero che l’occhio della scuola di coaching a orientamento gestaltico sicuramente ha messo in noi tutta questa attenzione su come siamo, con le nostre imperfezioni, argomento tanto caro a Gabriele. E anche l’imperfezione, secondo me può essere perseguita sui social a patto che abbia un filo conduttore, quello che poi io chiamo coerenza.

Ognuno troverà la sua.

 

Katia 

Noi sappiamo che un coach non dà consigli, però se potessimo avere qualche indicazione in merito ad esempio a profilo privato su Facebook e su quello professionale cosa ci diresti? Entrambi i profili vengono visionati dai recruiter?

 

Maria Grazia Dellacasa

Li guardano entrambi. Tuttavia, se facciamo attenzione alle impostazioni di privacy e se siamo abbastanza bravi a utilizzarle, il profilo personale può essere molto più chiuso rispetto a quello della professione e quindi possiamo essere meno visibili. È per questo che dico non improvvisiamo perché alle volte basta mettere un flag di più o di meno e rischiamo di fare dei pasticci. Un’altra cosa da sfatare importante parlando di lavoro è sull’utilizzo del profilo LinkedIn. In genere tutte le persone, i coach, ma soprattutto gli operatori olistici, pensano che LinkedIn non sia adatto a loro. Non è così, LinkedIn è praticamente un mini-sito per il professionista e andrebbe curato. Inoltre, va bene per ogni professione, ma anche ad ogni livello per il lavoro dipendente. Cioè non ci si mettono solo i manager su LinkedIn. In realtà qualsiasi tipo di lavoro può essere messo lì e la cosa importante è metterci subito bene a inizio carriera. Succede, infatti, che quando le persone vogliono cambiare lavoro, ma hanno ancora il loro lavoro, temono che un aggiornamento di LinkedIn possa far pensare al datore di lavoro che se ne vogliono andare e crea imbarazzo. Occorre mettersi su LinkedIn alla prima assunzione, con tutte le competenze. Poi ci saranno evoluzioni e allora nessuno farà più caso all’aggiornamento del profilo. Questo mi capita spessissimo, raccomando a tutti, ma soprattutto ai giovani, se ci stanno seguendo, di mettersi su LinkedIn immediatamente, perché farlo poi dopo tanti anni non è vietato, ma crea qualche problema in più.

 

Katia 

Oggi abbiamo avuto tantissime interferenze prima di poter iniziare questa diretta, la scuola di coaching aiuta a trarre opportunità dagli imprevisti, a stare con quello che c’è. Ecco Maria Grazia sì si potrebbe dare una lettura a questo?

 

Maria Grazia 

Certamente sì, se accade un imprevisto che riguarda la nostra presenza online non disperiamo, tutto si aggiusta o addirittura può diventare una cosa positiva. Se qualcuno, ad esempio, ci fa qualche osservazione che non ci va, accettiamo la critica, se poi succedono cose gravi allora bisogna rivolgersi a un legale.

 

Katia 

I social evolvono, cosa dobbiamo fare se è passato del tempo rispetto a quando ci siamo inseriti in un canale?

Maria Grazia 

C’è molta evoluzione, occorre aggiornarsi spesso, lo stesso LinkedIn non è mai uguale e anch’io trovo che c’è qualcosa di nuovo da imparare e occorre aggiustare il tiro. Un altro suggerimento è guardare gli altri colleghi, non per copiare, ma per osservare cosa fanno perché ci possono essere delle ispirazioni. Si possono imparare cose, ad esempio. Un consiglio che io darei a tutti quelli della scuola e andate a cercare i vostri compagni sui social, quali usano e come li usano.

 

Katia Piana

Ti vorrei chiedere perché hai menzionato LinkedIn, ci sono dei social che più corrispondono a figure professionali o no? Alcune categorie sono rappresentate meglio su alcuni social o no?

Maria Grazia Dellacasa

Ti direi di no. Un professionista dovrebbe stare dove si sente meglio, un po’ come quando si indossa un abito. Se l’abito mi sta stretto, non è che posso mettermi a dieta. Forse è meglio cercare una cosa un pochino più grande e quindi io farei così. Ad esempio, io tic toc non lo utilizzo come social anche se sono iscritta, per una questione generazionale, non mi ci trovo. È tutto così rapido, non è nelle mie corde. Gli strumenti da utilizzare per cercare lavoro devono essere facili da usare, questo non vuol dire non imparare mai nulla di nuovo, ma al tempo stesso ci sono persone che sono tagliate più per un social piuttosto che per un altro ed è giusto usino quello. Cerchiamo di farcene un’idea vaga di tutti e poi utilizziamo quello che ci piace di più, a patto ovviamente che quel canale intercetti ovviamente la clientela che noi stiamo cercando.

Un esperto di webmarketing direbbe che questo ha la sua valenza, nel senso se io sto su un social dove  per una serie di questioni i miei potenziali clienti non ci vanno allora è inutile per me starci. Si possono usare i social anche per leggere argomenti ai quali non ci avvicineremmo in altro modo. Se si ama la trasversalità, le novità, possono offrire cose interessanti da scoprire, da leggere.

 Katia Piana

Hai menzionato la lettura, ci sono dei libri che suggerisci?

 

Maria Grazia Dellacasa

Sì sì, libri ce ne sono ovviamente una marea. Ne cito tre: Fai di te stesso un brand di Riccardo Scandellari, un libro famosissimo, l’autore non scende in dettagli tecnici, ma pone l’accento su come vogliamo apparire e come rimanere sui social se siamo dei professionisti. Poi abbiamo Gestire la reputazione online è un altro bel libro di Stradtman. E infine la reputazione ai tempi della infosfera di Daniele Chieffi. Ripeto ce ne sono veramente tantissimi e bisogna scegliere se siamo più interessati ad aspetti tecnici o filosofici o di marketing. Oggi stiamo parlando di reputazione online e di lavoro che sembrano due mondi così distanti, due parole apparentemente lontane e invece sono parenti stretti.

 

Katia Piana

Siamo quasi a conclusione del nostro tempo, grazie per questi riflettori che hai messo su questa tematica legata al lavoro che a volte non è così pensata e tenuta nella giusta considerazione. Ricordo a chi ci ascolta l’appuntamento del mese prossimo perché  tu intervisterai il prossimo esperto su un altro tema importante. Ci fai un accenno?

 

Maria Grazia Dellacasa

Esatto parleremo di consenso informato con l’avvocato Alessandro Nicolini. Un tema delicato e importante per molte professioni, ma soprattutto per i coach. Devo dire argomento un pochino più difficile rispetto a quello di oggi, ma da conoscere assolutamente.

 

Katia Piana

Eh, però molto utile da conoscere.

 

Maria Grazia Dellacasa

La rubrica dell’esperto ha proprio lo scopo di accendere dei campanelli di allarme nella mente su alcuni argomenti che non si possono non conoscere per poi chiedere a chi se ne occupa professionalmente in caso di necessità.

 

 

 

Sono stata intervistata da Katia Piana, coach della Talent Coaching GB Academy  e speaker di Radio Talent Coach, la radio che “accende i talenti”, come dice Katia con il sorriso contagioso e un garbo unico nel pormi le domande.  

Abbiamo chiacchierato insieme di lavoro e di presenza online, di quanto questi due mondi apparentemente lontani, siano invece molto vicini e si intreccino, sia per chi sta cercando lavoro, sia per chi sta iniziando una nuova professione. Il bello delle interviste è che ti portano anche in luoghi non previsti dall’itinerario. Si parte da una domanda “chiusa” per passare insieme ad un brainstorming ricco e fantasioso e ci si ritrova sorprendentemente da un’altra parte.

Al termine dell’ intervista ci siamo salutate come due buone amiche che si sono confrontate con piacere pronte per un altro viaggio…Grazie Katia, alla prossima!

Ecco a voi l’intervista… 🙂

Katia 

Questa è la Talent Radio TV, la radio che accende il nostro potenziale. Oggi per la rubrica dell’esperto c’è una sorpresa perché intervistiamo proprio colei che intervista di solito i nostri esperti e cioè Maria Grazia Dellacasa, career coach.

 

Maria Grazia 

Ciao Katia, buongiorno a tutti e grazie a tutti quelli che sono collegati. Felice di essere dall’altra parte della barricata questa volta.

 

Katia 

Oggi con Maria Grazia vogliamo portare un tema importante che è la reputazione online e il lavoro.

 

Maria Grazia 

Si Katia, è un tema importante. Ci tengo a precisare che io sono una career coach e mi occupo di aiutare le persone a cercare lavoro, cambiare lavoro, stare meglio al lavoro. Non sono un’esperta di “web reputation”, tuttavia ci devo fare i conti ogni giorno perché alle volte incontro nel mio studio persone che sono state scartate da una selezione perché non hanno fatto attenzione a come si presentavano sul web, a come apparivano. Oggi tutti dovrebbero conoscere quanto meno alcune linee guida su come stare nel mondo digitale e in caso di problemi specifici farsi seguire eventualmente da esperti, ad esempio gli avvocati se si parla di privacy oppure i consulenti esperti di SEO e di reputazione online vera e propria. Io me ne occupo dal mio punto di vista ed è mio compito cercare di passare la mia esperienza alle persone che mi chiedono aiuto.

 

Katia 

Grazie per questa precisazione. Io ne approfitto perché vedo che iniziano a collegarsi i nostri radio tv ascoltatori per ricordare che durante la diretta potrete fare le vostre domande o scrivere i vostri commenti per parlarne insieme. Maria Grazia, mi viene un po’ d’istinto di chiederti come e quanto la reputazione online può influire all’interno del processo di ricerca del lavoro e dello sviluppo di un professionista? Aggiungo, c’è un settore più di un altro in cui è importante curarla? E con riferimento specifico ai coach?

 

Maria Grazia 

Ti ringrazio per questa domanda, la reputazione online, cioè come appariamo nel web, è importante per ognuno di noi, qualsiasi mestiere facciamo e in egual misura, sia che siamo dei dipendenti, sia che siamo dei liberi professionisti, professionisti di ogni genere e natura insomma. Ti faccio un esempio: se io dovessi consigliare un coach della nostra scuola della Talent Coach Academy di Gabriele Baroni io sono sicura che la persona a cui lo consiglio andrebbe subito a vedere online cosa trova di quella persona. E la cosa è che non solo può trovare il sito o le cose che lui pensa di conoscere. In realtà basta scrivere il nostro nome su Google, si dice “googlare”, e vi accorgerete che si possono trovare anche cose di cui noi non eravamo a conoscenza perché magari siamo stati citati da altri. Questa sarebbe una verifica da fare sempre, perché in realtà noi non sappiamo come potremmo apparire agli occhi degli altri. Una persona allora potrebbe anche dire: “allora io non mi metto online da nessuna parte così sto tranquillo”. In realtà questo potrebbe insospettire i nostri interlocutori. Ad esempio, se un recruiter non trovasse proprio niente online si potrebbe insospettire e cercare di scoprire come mai e, quindi, anche questa non è una soluzione.

Io poi dico sempre cerchiamo di stare sui social che ci piacciono di più, quelli che sentiamo più vicini, un po’ per età, o per altre nostre propensioni. Non dobbiamo essere ovunque, ma dobbiamo cercare di trovare un canale che ci piaccia e che ci faccia comunicare bene quello che facciamo nella professione o per il lavoro che sogniamo di fare.

Una parola importante per me quando si parla di social e lavoro è “coerenza”, intesa come allineamento tra quello che siamo online e di persona, nella vita di tutti i giorni, al lavoro e fuori dal lavoro.

 

Katia 

Oggi in verità è proprio l’era dell’immagine, noi siamo sempre in qualche modo, chi più chi meno, sui social. Puoi dirci come essere coerenti in relazione alla presenza online?

 

Maria Grazia 

Io con coerenza intendo essere noi stessi anche quando siamo on line.

Un professionista che deve promuoversi, un coach ad esempio, dovrebbe apparire online nello stesso modo in cui si presenta al suo cliente incontrandolo in studio. Ci sono professionisti che non amano scrivere e lo fanno fare da altri. Quando conoscono in presenza il cliente potrebbero risultare diversi da come li hanno seguiti sui social, e ciò potrebbe non essere un bene. In generale ci dovrebbe essere identità tra il professionista online e lo stesso professionista di persona. Quando io parlo di coerenza intendo: io sono così fuori, sono così quando vado a far la spesa, quando sono in studio sono la stessa persona che si può trovare on line. Con le fotografie dei cv capita spesso una mancanza di coerenza. Accolgo in studio persone che non riconosco perché la fotografia del cv li rappresenta molto più giovani o con uno stile che non è il loro abituale. Va bene cercare una fotografia in cui ci troviamo gradevoli, quell’immagine deve però corrispondere quanto meno alla realtà, altrimenti il selezionatore si troverà in imbarazzo.

 

Katia 

Quindi un inno all’autenticità e anche all’odiernità mi viene da dire.

Maria Grazia 

Sì, sì, una coerenza, appunto, con la persona. Se una persona, ad esempio, ha uno stile più casual è inutile che sul social si metta abbigliata in modo diverso perché prima o poi questa incongruenza verrà fuori. Se io sono alla ricerca del lavoro e non porto mai la cravatta è bene che io non appaia in fotografia in cravatta perché poi al colloquio di lavoro questo emergerà, e non sarà a mio favore.

 

Katia 

Mi viene una domanda spontanea da questa nostra chiacchierata: con la nostra immagine comunichiamo già chi siamo. Quindi bisognerebbe conoscersi bene per sapere anche come porsi.

 

Maria Grazia 

Eh sì, qui parliamo di consapevolezza. Oggi esistono consulenti esperti che si occupano di comunicazione per i professionisti e non solo per loro. L’improvvisazione in queste cose paga poco, non dico di pensare a grandi costruzioni; tuttavia, fare qualche riflessione sulla nostra comunicazione online o sapere a chi si vuole parlare è importante. Probabilmente il professionista, o il dipendente che vuole cambiare lavoro, non vuole parlare a tutto il mondo ma, piuttosto, desidera parlare a una nicchia di persone e allora dovrebbe fare uno studio e cercare di intercettarli. Quindi coerenza, consapevolezza, autenticità, sono tutte parole che poi per noi coach sono importanti.

 

Katia 

E dimmi se ormai uno che ha ascoltato questa intervista ha già la sua immagine online e vuole migliorarla, può farlo? E come?

 

Maria Grazia 

Certo che può. Una cosa che consiglio sempre sulla strada dell’autenticità è di raccontare quando si fanno dei cambiamenti, soprattutto se sono cambiamenti forti che riguardano proprio il lavoro, ad esempio raccontate come è andata. Mi è capitato di incontrare professionisti che hanno cambiato la loro attività in modo radicale. Ad esempio, un agente di viaggi a un certo punto della sua carriera si è dedicata al marketing. Ecco, se tu cambi la tua immagine online senza spiegare il percorso che ti ha portato a quel cambiamento, tu sai che io poi sono molto favorevole ai cambiamenti nell’arco della vita delle persone e del lavoro, potresti ingenerare confusione in chi ti seguiva ante cambiamento creando una perdita di credibilità. L’altro giorno una persona mi raccontava che aveva lavorato in aziende private e che oggi si ritrovava vincitrice di un concorso pubblico. Mi diceva anche che non era così convinta, ma che voleva provare. Mi ha chiesto se un domani il passaggio da privato a pubblico avrebbe potuto incidere su una nuova assunzione nel privato. Le ho riposto che quello non sarebbe stato un problema di per sé. Non è un reato cambiare tipologia di datore di lavoro e quello che ci si può leggere dietro non ha troppa importanza. Ma questo cambio in un curriculum andrebbe spiegato, raccontato. Come nel curriculum, così anche nei social, su LinkedIn, lei dovrebbe spiegare questo passaggio. Ad esempio, per lei partecipare a questo concorso è stata una bella sfida e questo agli occhi di un recruiter significa che è una persona che ama mettersi in gioco, che è proattiva. I cambiamenti lavorativi sono sempre importanti e andrebbero raccontati.

 

Katia 

Ci stai un po’ svelando che quando siamo alla ricerca di un lavoro è già stata fatta una ricerca sulla nostra immagine online.

 

Maria Grazia 

Vero e spesso addirittura durante il colloquio chiedono conto di alcuni post che abbiamo condiviso, opinioni che abbiamo supportato. Quindi ricordiamoci che se fortemente vogliamo sostenere un’opinione sui social dobbiamo essere pronti a sostenerla in ugual misura in un colloquio aziendale. Con questo non dico che non bisogna esprimere opinioni, esprimiamole pure, ma dobbiamo andare fino in fondo. E se nel corso del tempo le dovessimo cambiare raccontiamo questo cambiamento.

 

Katia 

Dopo queste tue parole non posso non fare un rimando comunque un po’ alla scuola Talent Coach Academy, tu sei figlia di questa scuola e questa terminologia “andare fino in fondo” e l’essere autentico in qualche modo mi risuonano. È una mia impressione, c’è molto del percorso formativo della scuola di Gabriele Baroni?

 

Maria Grazia 

Sì, sicuramente sì, io ho iniziato tardi a entrare nel mondo dei social perché come generazione mi appartiene meno, in realtà ci ho preso gusto e mi appassionano, sono seguita anche da consulenti che ne sanno più di me e mi supportano. È vero che l’occhio della scuola di coaching a orientamento gestaltico sicuramente ha messo in noi tutta questa attenzione su come siamo, con le nostre imperfezioni, argomento tanto caro a Gabriele. E anche l’imperfezione, secondo me può essere perseguita sui social a patto che abbia un filo conduttore, quello che poi io chiamo coerenza.

Ognuno troverà la sua.

 

Katia 

Noi sappiamo che un coach non dà consigli, però se potessimo avere qualche indicazione in merito ad esempio a profilo privato su Facebook e su quello professionale cosa ci diresti? Entrambi i profili vengono visionati dai recruiter?

 

Maria Grazia Dellacasa

Li guardano entrambi. Tuttavia, se facciamo attenzione alle impostazioni di privacy e se siamo abbastanza bravi a utilizzarle, il profilo personale può essere molto più chiuso rispetto a quello della professione e quindi possiamo essere meno visibili. È per questo che dico non improvvisiamo perché alle volte basta mettere un flag di più o di meno e rischiamo di fare dei pasticci. Un’altra cosa da sfatare importante parlando di lavoro è sull’utilizzo del profilo LinkedIn. In genere tutte le persone, i coach, ma soprattutto gli operatori olistici, pensano che LinkedIn non sia adatto a loro. Non è così, LinkedIn è praticamente un mini-sito per il professionista e andrebbe curato. Inoltre, va bene per ogni professione, ma anche ad ogni livello per il lavoro dipendente. Cioè non ci si mettono solo i manager su LinkedIn. In realtà qualsiasi tipo di lavoro può essere messo lì e la cosa importante è metterci subito bene a inizio carriera. Succede, infatti, che quando le persone vogliono cambiare lavoro, ma hanno ancora il loro lavoro, temono che un aggiornamento di LinkedIn possa far pensare al datore di lavoro che se ne vogliono andare e crea imbarazzo. Occorre mettersi su LinkedIn alla prima assunzione, con tutte le competenze. Poi ci saranno evoluzioni e allora nessuno farà più caso all’aggiornamento del profilo. Questo mi capita spessissimo, raccomando a tutti, ma soprattutto ai giovani, se ci stanno seguendo, di mettersi su LinkedIn immediatamente, perché farlo poi dopo tanti anni non è vietato, ma crea qualche problema in più.

 

Katia 

Oggi abbiamo avuto tantissime interferenze prima di poter iniziare questa diretta, la scuola di coaching aiuta a trarre opportunità dagli imprevisti, a stare con quello che c’è. Ecco Maria Grazia sì si potrebbe dare una lettura a questo?

 

Maria Grazia 

Certamente sì, se accade un imprevisto che riguarda la nostra presenza online non disperiamo, tutto si aggiusta o addirittura può diventare una cosa positiva. Se qualcuno, ad esempio, ci fa qualche osservazione che non ci va, accettiamo la critica, se poi succedono cose gravi allora bisogna rivolgersi a un legale.

 

Katia 

I social evolvono, cosa dobbiamo fare se è passato del tempo rispetto a quando ci siamo inseriti in un canale?

Maria Grazia 

C’è molta evoluzione, occorre aggiornarsi spesso, lo stesso LinkedIn non è mai uguale e anch’io trovo che c’è qualcosa di nuovo da imparare e occorre aggiustare il tiro. Un altro suggerimento è guardare gli altri colleghi, non per copiare, ma per osservare cosa fanno perché ci possono essere delle ispirazioni. Si possono imparare cose, ad esempio. Un consiglio che io darei a tutti quelli della scuola e andate a cercare i vostri compagni sui social, quali usano e come li usano.

 

Katia Piana

Ti vorrei chiedere perché hai menzionato LinkedIn, ci sono dei social che più corrispondono a figure professionali o no? Alcune categorie sono rappresentate meglio su alcuni social o no?

Maria Grazia Dellacasa

Ti direi di no. Un professionista dovrebbe stare dove si sente meglio, un po’ come quando si indossa un abito. Se l’abito mi sta stretto, non è che posso mettermi a dieta. Forse è meglio cercare una cosa un pochino più grande e quindi io farei così. Ad esempio, io tic toc non lo utilizzo come social anche se sono iscritta, per una questione generazionale, non mi ci trovo. È tutto così rapido, non è nelle mie corde. Gli strumenti da utilizzare per cercare lavoro devono essere facili da usare, questo non vuol dire non imparare mai nulla di nuovo, ma al tempo stesso ci sono persone che sono tagliate più per un social piuttosto che per un altro ed è giusto usino quello. Cerchiamo di farcene un’idea vaga di tutti e poi utilizziamo quello che ci piace di più, a patto ovviamente che quel canale intercetti ovviamente la clientela che noi stiamo cercando.

Un esperto di webmarketing direbbe che questo ha la sua valenza, nel senso se io sto su un social dove  per una serie di questioni i miei potenziali clienti non ci vanno allora è inutile per me starci. Si possono usare i social anche per leggere argomenti ai quali non ci avvicineremmo in altro modo. Se si ama la trasversalità, le novità, possono offrire cose interessanti da scoprire, da leggere.

 Katia Piana

Hai menzionato la lettura, ci sono dei libri che suggerisci?

 

Maria Grazia Dellacasa

Sì sì, libri ce ne sono ovviamente una marea. Ne cito tre: Fai di te stesso un brand di Riccardo Scandellari, un libro famosissimo, l’autore non scende in dettagli tecnici, ma pone l’accento su come vogliamo apparire e come rimanere sui social se siamo dei professionisti. Poi abbiamo Gestire la reputazione online è un altro bel libro di Stradtman. E infine la reputazione ai tempi della infosfera di Daniele Chieffi. Ripeto ce ne sono veramente tantissimi e bisogna scegliere se siamo più interessati ad aspetti tecnici o filosofici o di marketing. Oggi stiamo parlando di reputazione online e di lavoro che sembrano due mondi così distanti, due parole apparentemente lontane e invece sono parenti stretti.

 

Katia Piana

Siamo quasi a conclusione del nostro tempo, grazie per questi riflettori che hai messo su questa tematica legata al lavoro che a volte non è così pensata e tenuta nella giusta considerazione. Ricordo a chi ci ascolta l’appuntamento del mese prossimo perché  tu intervisterai il prossimo esperto su un altro tema importante. Ci fai un accenno?

 

Maria Grazia Dellacasa

Esatto parleremo di consenso informato con l’avvocato Alessandro Nicolini. Un tema delicato e importante per molte professioni, ma soprattutto per i coach. Devo dire argomento un pochino più difficile rispetto a quello di oggi, ma da conoscere assolutamente.

 

Katia Piana

Eh, però molto utile da conoscere.

 

Maria Grazia Dellacasa

La rubrica dell’esperto ha proprio lo scopo di accendere dei campanelli di allarme nella mente su alcuni argomenti che non si possono non conoscere per poi chiedere a chi se ne occupa professionalmente in caso di necessità.

 

 

 

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